Vivere e immaginare nello spazio urbano
Quattro concetti: costruire, immaginare, progettare, farsi spazio per pensare lo spazio urbano da un punto di vista ecologico.
Quattro conversazioni e quattro video interviste per iniziare la ricerca sulle relazioni tra umani e non umani tra filosofia, semiotica, storia, educazione con Valentina Antoniol, Gaspare Caliri, Giuseppe Mazzarino, Luca Mori.
Sempre di più, oggi, il vivere dell’animale umano si sviluppa all’interno di contesti urbanizzati. Lo spazio urbano, dunque, segna marcatamente la dimensione umana del vivere e dell’abitare l’ambiente. L’organizzazione e le metamorfosi dell’urbano sono indici sempre più interessanti di cui tener conto per comprendere l’organizzazione delle relazioni ambientali dell’umano. L’urbanistica, intesa nel senso più ampio del termine, ha dunque un ruolo e una dimensione ecologica, nel senso, qui specifico, di studio delle relazioni tra gli ecosistemi (variegati e differenziati) dell’animale umano. Studiare le differenti articolazioni dell’architettonica urbana significa, al contempo, cartografare modi di abitare e vivere lo spazio urbano che risultano, ecologicamente intesi, estremamente variegati, diversificati e non di rado conflittuali tra di loro. Una conflittualità, quella urbana, che tocca una vasta gamma di interessi, senza dubbio, ma anche (e questo è ecologicamente rilevante) un ampio spettro di relazionalità che devono essere analizzate, ricostruite e, appunto, mappate.
"Occorre indagare il rapporto tra urbanistica e città attraverso il nodo della conflittualità..."
Valentina Antoniol
I luoghi e le regole, le abitudini e le norme, le esperienze quotidiane e quelle eccezionali fanno dell’ambiente urbano uno spazio che non è mai neutro, né, soprattutto, riducibile a uno spazio puramente “fisico-geometrico”. C’è una dimensione che potremmo definire immateriale dell’urbano e che può (e forse dovrebbe) essere ecologicamente rilevante. È quella che potremmo definire la dimensione utopica dell’abitare che, di fatto, attraversa la città, ne forza i limiti, ne amplia la portata, la fa espandere o contrarre modificandola quasi come se fosse un essere vivente. C’è una vita dell’urbano che non si riduce solo alle sue leggi, alle sue regole, ma che investe l’affettività, la convivialità, l’utopia. Una utopia che non è riducibile al sogno o alla fantasticheria di un futuro impossibile, ma che attraversa nel presente e nel quotidiano il vivere urbano. Una dimensione ambientale, quella dell’utopia che, con tutte le sue ambiguità, muove quotidianamente il vivere di e in una città; che è ovunque senza essere in nessun luogo specifico; che produce e genera spazi affettivamente determinati.
"Siamo la specie che può porsi il problema dell'utopia, può porsi il problema delle condizioni per vivere al meglio delle proprie possibilità..."
Luca Mori
La dimensione utopica porta l’urbano a modificarsi sempre, a desiderare cambiamenti e innovazioni, a salvaguardare la sua storia e insieme a tradirla, a recuperare spazi abbandonati per restituirli alle soggettività che rendono la città ambienti fertili per l’umano in tutte le sue sfaccettature. Vi è una dimensione utopica dell’urbano che la norma, le dà leggi, la mette in forma, che la rende riluttante, a volte, ad accettare il cambiamento. Proprio nel mezzo di questa ambigua dimensione dell’utopia urbana risiedono la vita e la quotidianità dei soggetti che la attraversano. Vivere e immaginare nell’urbano, allora, diventa una vera e propria pratica dell’abitare, del farsi spazio, dell’inventare nuovi luoghi a partire da quelli che ci sono già o da quelli che oggi mancano e di cui si sente la necessità. Vivere e immaginare nell’urbano significa costruire nuovi spazi di gioco, nuove dimensioni di possibile per chi lo abita.
"L'osservazione partecipante ci permette di vedere la città come luogo altro, come alterità, senza la pretesa di offrire una descrizione completa..."
Giuseppe Mazzarino
Con queste premesse, una analisi ecologicamente orientata che voglia restituire la dimensione propriamente antropologica dell’abitare urbano - con le sue idiosincrasie, le sue increspature, i suoi inciampi - non può ignorare la dimensione immaginaria e affettiva del vivere la città. La scommessa di questa raccolta di conversazioni in 18 domande è l'articolazione di un'analisi a più livelli, a più strati, di una sorta di “geologia della città”. La nostra ricerca — svolta grazie ai contributi di Valentina Antoniol, Gaspare Caliri, Giuseppe Mazzarino, Luca Mori — si è rivolta alla storia dell’urbanistica e ai modi in cui l’idea di città, nel tempo, abbia modificato i modi di esperire lo spazio urbano; si è rivolta alle immaginazioni e alle utopie che nella e dalla città nascono, sorgono e si sviluppano modificando il modo in cui ci rapportiamo agli spazi del nostro quotidiano; si è rivolta ai modi eccentrici di abitare lo spazio urbano e ai modi peculiari in cui la dimensione “naturale” modifica e varia le pratiche abitative creando abitudini molto diverse da quartiere a quartiere; si è rivolta, infine, alle esperienze di riappropriazione e riqualificazione di spazi dimenticati nonché fondamentali per ricostruire l’identità (e dunque la storia) di una città.
"Partire dall'osservazione e dall'osservato per cominciare a dispiegare ciò che si ha di fronte, questo significa essere costruttivisti guardando ai fenomeni della città assieme a chi produce quegli stessi fenomeni..."
Gaspare Caliri
Le nostre ecologie di città, così, hanno voluto mappare alcune pratiche del vivere lo spazio urbano e insieme il portato utopico di queste pratiche, che permettono di immaginare nuovi luoghi non ancora presenti a partire dagli ambienti che viviamo quotidianamente.
Kashim, giugno 2021
Valentina Antoniol
Costruire
Lo spazio urbano non è solo quello deciso dalle istituzioni e dai progettisti, ma anche il luogo in cui le forze che rendono viva la città si incontrano, si scontrano e lo trasformano.
Luca Mori
Immaginare
La città non è totalmente dispiegata di fronte a noi, ne siamo parte integrante. Immaginarla diversamente significa pensare a noi stessi in maniera diversa, immaginarci altrimenti.
Gaspare Caliri
Progettare
Vivere urbano significa poter mettere insieme delle idee per trasformare gli ambienti cittadini e creare nuove pratiche per il vivere collettivo.
Giuseppe Mazzarino
Farsi spazio
Abitare la città significa creare degli scorci all’interno del paesaggio urbano, farsi spazio dentro di essa e ampliarne le prospettive, variarne le possibilità, trasformarne i limiti.
Gli ospiti
Quattro voci tra filosofia, semiotica, storia, educazione.